Breve storia degli occhiali a Firenze, tra Santa Maria Maggiore e Santa Maria Novella

Salvino-DArmateNel 1885 lo storico e senatore Pasquale Villari fece fare una targa per celebrare la memoria di un importante fiorentino, Salvino d’Armato degli Armati inventore degli occhiali, e la pose vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, antica parrocchia degli Armati. La paternità dell’invenzione era dubbia da tempo, ma Villari basò la sua iniziativa sulle presunte scoperte di storici fiorentini seicenteschi: Ferdinando Leopoldo del Migliore diceva di aver trovato il testo di un epitaffio che celebrava Salvino come inventor degli occhiali; Domenico Maria Manni, studioso della lingua e rigido purista, non fu altrettanto rigoroso nel controllare le fonti su Salvino, e confermò le affermazioni del Migliore senza battere ciglio. Entrambi mossi da un forte spirito campanilista, vollero ‘piegare’ le testimonianze storiche per portare a Firenze l’invenzione degli occhiali. In seguito, Isidoro Del Lungo descrisse ironicamente un singolare monumento in onore di Salvino, costruito in Santa Maria Maggiore. Anche Umberto Eco, ne Il nome della Rosa, citerà Salvino: parlando col mastro vetraio dell’abbazia, Guglielmo di Baskerville mostra al monaco un paio di occhiali, li definisce opera dei giorni nostri, e afferma di averli ricevuti da Salvino degli Armati.

Questo caso di falsi documenti è curioso perché Firenze ha rappresentato davvero un punto di riferimento per la produzione degli occhiali, ma più tardi, nel Quattrocento. Da tutta Europa arrivavano ordini per dozzine di paia, per necessità, per moda o per farne dei regali. Una produzione a basso costo, tanto che con un ducato se ne potevano comprare 20 paia, affiancata da una produzione di lusso: arrivavano richieste anche per lenti più raffinate, per correggere meglio i difetti della vista. Così nel 1462 Francesco Sforza chiedeva a Nicodemo Tranchedini occhiali che se fanno lì ad Fiorenza, attento che la fama è che se fanno in più perfectione che in veruno altro loco de Italia, (…) convenienti ad la vista longa,  … ad la vista curta … et la terza da vista comune, cioè per una leggera presbiopia.

Chi sia il vero inventore degli occhiali non è tutt’oggi noto, anche se gli studiosi hanno individuato nella Pisa di fine Duecento il luogo d’origine di questo oggetto indispensabile per molti di noi: da qui, gli occhiali si diffusero in tutta la Toscana e oltre, anche grazie a due frati. Il primo, Alessandro della Spina, domenicano del convento di Santa Caterina d’Alessandria di Pisa, in una cronaca trecentesca è definito vir bonus et modestus: si dice che imparò l’arte di fare gli occhiali (senza esserne l’inventore) e che volle condividere il segreto per fabbricarli. Il secondo fu Giordano da Pisa, lettore e poi priore del convento fiorentino di Santa Maria Novella: Giordano si definirebbe oggi un ‘grande comunicatore’, perché sapeva parlare al popolo con un linguaggio comprensibile, adatto a chi lo ascoltava. Parlava di teologia, letteratura, filosofia, ma anche di tante cose comuni, quotidiane, come gli occhiali appunto, che rammentò durante una predica nel 1305, dal pulpito di Santa Maria Novella: da qui a Santa Maria Maggiore, in questo spazio del centro cittadino, si svolgeva dunque un capitolo della storia di Firenze, ma anche un percorso ideale tra la storia delle produzioni artigianali e la nascita della coscienza cittadina.

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