Un consuntivo 2014 ancora in negativo. Emerge dall’analisi congiunturale Trend, con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di micro e piccole imprese della regione (fino a 10 addetti). La MPI conferma comunque il suo ruolo centrale nella economia regionale con un fatturato che nel 2014 si attesta oltre i 9 miliardi (€ 9.142.856.568) per i settori presi in esame da Trend (costruzioni, parte del manifatturiero e dei servizi).
Il rapporto Trend riferito al secondo semestre 2014 è stato presentato in conferenza stampa martedì 28 luglio presso la sede CNA Toscana dal Presidente CNA Toscana Valter Tamburini e il Direttore Saverio Paolieri, alla presenza dell’Assessore regionale all’economia Stefano Ciuoffo e di Bianca Maria Martelli Dirigente dell’Ufficio territoriale Toscana e Umbria dell’Istat.
I dati di contabilità “TREND” relativi ai consuntivi del 2014 misurano, come in passato, variabili aziendali chiave quali ricavi, spesa per consumi, retribuzioni e investimenti. Ma con questa edizione l’analisi Trend si rinnova: nuove metodologie di stima, maggiore affidabilità dei dati ed una più ampia applicazione dell’analisi che così viene ad estendersi oltre l’artigianato inteso in senso stretto. Essa viene infatti a comprendere tutto il mondo della micro e piccola impresa (fino a 10 addetti), con una ‘copertura’ settoriale dei dati completa sulle costruzioni e approfondita sui principali settori tipici della manifattura toscana e di un insieme significativo di servizi.
I DATI PIÙ SIGNIFICATIVI, PURTROPPO DI SEGNO NEGATIVO. Metodologie nuove ed affinate di stima e di analisi, applicate –purtroppo- a tendenze vecchie, ripetitive e soprattutto sistematicamente negative per la piccola impresa toscana: nel 2014 i ‘conti definitivi’ emettono sempre la stessa sentenza, ovvero confermano l’ossessiva persistenza della crisi: -4,4% i ricavi, -1,9% gli investimenti, -5,1% le retribuzioni e -5,7% i consumi aziendali rispetto al 2013. Le flessioni complessive di queste variazioni aggregate a livello toscano trovano corrispondenza in un quadro territoriale e settoriale pure orientato in senso negativo, senza crolli eclatanti ma davvero con poche eccezioni positive.
IL QUADRO GENERALE. In generale nel 2014 l’economia internazionale ha presentato una crescita dell’output grossomodo pari a quella all’anno precedente, sostenuta in particolare dal miglioramento delle economie avanzate. Tuttavia, il rallentamento delle cd. Emerging Economies, la frenata della produzione negli Stati Uniti, diversi focolai di crisi (Russia, Medio Oriente e Nord-Africa) e il minor dinamismo del commercio mondiale sono tra i principali fattori che hanno indotto il FMI a limare al ribasso le previsioni per il 2015 (+3,3% vs. 2014). Inoltre, in Europa, nonostante la maggiore vivacità del ciclo economico sostenuto (in parte) dal calo del prezzo del petrolio e dalla diversa intonazione di policy della BCE, peggiora il mood in conseguenza dell’affair-Grecia. Sono quindi numerosi gli elementi “esogeni” d’incertezza che fanno da cornice al profilo congiunturale dell’economia italiana, la quale, dopo il triple-dip (-8,9% in termini di Pil dal 2007 al 2014), presenta un graduale assestamento. Infatti, all’inizio del 2015, dopo una contrazione lunga ben 13 trimestri consecutivi, si registra una prima variazione positiva del Pil (+0,1% tendenza trimestrale), la cui dinamica ha beneficiato del contributo positivo dei consumi e di un primissimo timido segnale di risveglio sul fronte degli investimenti (anche nel settore delle costruzioni). Sono state così corrette al rialzo le stime di crescita, che comunque si attestano sul +0,7% rispetto al 2014.
I TERRITORI. Tra le provincie in terreno positivo sui ricavi si colloca solo Massa Carrara (+3,1%) mentre in ordine di negatività troviamo Prato (-9,7%), Livorno (-6,1%), Lucca (-5,7%), Arezzo (-5,5%), Grosseto (-5,1%), Pisa (-4,4%), Firenze (-3,5%) e Pistoia (-0,9%). Il quadro di flessione su ricavi e fatturati è coerente con la tendenza negativa anche sui costi d’esercizio: i consumi aziendali, infatti, si riducono nei territori a maggiore criticità in modo significativo (es. -8,7% a Lucca, -6,1% a Grosseto, -10,6% a Prato e addirittura -14,8% ad Arezzo); anche le retribuzioni presentano punte negative di rilievo quali -15,8% a Pisa, -14,2% Arezzo, -10,1% Livorno. Se la riduzione di questi costi consente un recupero, di solito solo parziale, dei margini operativi aziendali, è comunque un segno di rallentamento dell’attività produttiva che non promette niente di buono in termini di fatturati futuri e di andamento economico complessivo.
I SETTORI. La situazione è ancora critica nei servizi (in particolare le riparazioni -10,1%, i servizi alle imprese -3,4% ed alle famiglie -2,2%, solo il settore dei trasporti-magazzinaggio è positivo: +0,3%), ma il manifatturiero sembra beneficiare apparentemente ben poco del buon andamento dell’export (+4,3% al netto dell’oro in Toscana; var% 2014 vs. 2013). È quindi innegabile come l’andamento dell’export regionale da un lato, e quello del fatturato della piccola impresa manifatturiera in Toscana dall’altro, siano sempre più discordanti, un fenomeno complesso ma sul quale incide la crescente apertura dei distretti e delle filiere produttive esportative nelle quali trovano minore collocazione le nostre micro e piccole imprese. Un’eccezione è il settore della pelle (comprensivo anche del calzaturiero) che anche a livello di piccola impresa mantiene una tendenza confortante (ricavi +0,5% nel 2014 e +1,3% nel 2013), soprattutto grazie alle performance riscontrabili a Pisa e a Firenze dove la tendenza settoriale è stata positiva durante l’ultimo biennio.
Per il resto flessioni particolarmente consistenti nel tessile-abbigliamento (-10,3%), nel legno-mobili (-7,9%), ma anche -1,0% nella metalmeccanica, -1,4% nel settore alimentare, e -5,1% nell’orafo (dove in realtà anche l’export nel 2014 aveva avuto una contrazione significativa).
È negativo l’andamento delle costruzioni (-5,9% la variazione dei ricavi 2014 sul 2013), settore che ha già ‘pagato’ alla crisi un prezzo molto alto e dove la percezione di crisi è ben lungi dall’affievolirsi, almeno fino quando la ripresa della domanda e del mercato si materializzeranno concretamente. Su questo piano, in effetti, è da salutare con ottimismo la maggiore vivacità delle compravendite di immobili residenziali in Toscana che, dopo anni, sono tornate ad aumentare (+5,9% vs. 2013; fonte: OMI-Agenzia delle Entrate).
LE PROSPETTIVE. Ferma restando la concordanza di elementi negativi sull’andamento 2014 della micro e piccola impresa diffusa in quasi tutti i settori della Toscana, vi sono degli elementi e dei segnali che possono obiettivamente indicare un’inversione di tendenza del ciclo economico? Vi sono delle tendenze infra-annuali che volgono in positivo alla fine dell’anno?
In realtà, l’ultima parte del 2014 appare abbastanza neutra e non suggerisce importanti dipartite dallo status quo e dalla tendenza negativa attuale. Notiamo una normale ripresa dei fatturati nell’ultimo trimestre dovuta come negli anni precedenti ad una stagionalità intrinseca dei ricavi; anche l’intensità della risalita sembra dovuta ad influenze stagionali senza vi sia necessariamente un impatto dovuto all’inversione del ciclo economico.
GLI INVESTIMENTI. Più interessante è la dinamica infra-annuale degli investimenti. Dovesse proseguire, forse, il rallentamento della caduta degli investimenti (che nell’ultimo trimestre appare quasi come una ripresa) può presagire ad un primo cambiamento. Entrando più nel dettaglio il miglioramento del 2014, ovvero la complessiva “minore contrazione” della spesa per investimenti dopo le notevoli perdite dell’anno precedente, è frutto di andamenti assai differenziati fra i diversi settori. Infatti, al persistente arretramento dei servizi, si accompagnano la variazione positiva del sistema manifatturiero (+3,8% vs. 2013) e un timido (primo) segnale di risveglio della spesa per investimenti nelle costruzioni (+2% vs. 2013-II semestre).
LE PREVISIONI. Le previsioni sul 2015 sembrano puntare ad una variazione del PIL che dovrebbe tornare in terreno positivo sulla base di una ripresa della domanda interna. E’ proprio sulla ripresa dei consumi delle famiglie e degli investimenti che si gioca l’avvio di un recupero per questa importante fetta dell’economia regionale. Peraltro l’export, che non è in grado di sostenere in modo sufficiente la piccola e la micro impresa toscana manifatturiera, mostra segnali di rallentamento della crescita almeno nel primo trimestre 2015.
L’analisi congiunturale Trend, con cui CNA Toscana in collaborazione con ISTAT analizza i dati della contabilità di migliaia di micro e piccole imprese della regione (fino a 10 addetti), mostra un consuntivo 2014 ancora in negativo. La MPI conferma comunque il suo ruolo centrale nella economia regionale con un fatturato che nel 2014 si attesta oltre i 9 miliardi (€ 9.142.856.568) per i settori presi in esame da Trend (costruzioni, parte del manifatturiero e dei servizi).
“La crisi continua a colpire pesantemente la piccola impresa toscana – commenta il presidente CNA Toscana Valter Tamburini – La tendenza congiunturale negativa si lega ad un problema strutturale che vede l’economia artigiana ed in generale quella della piccola impresa perdere spazio e terreno nel contesto economico d’insieme. È una questione complessa che non può essere spiegata da una singola ‘area problema’ (es. dai problemi del credito al carico burocratico sproporzionato) ma sulla quale concorrono diversi fattori intrecciandosi e rafforzandosi l’uno con l’altro”.
Aggiunge il direttore CNA Toscana Saverio Paolieri: “Le politiche nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione contro la crisi (da quella monetaria alla riforma del lavoro), hanno poco impatto, almeno in modo diretto, sulla piccola impresa. Le stesse politiche industriali, o ciò che di esse rimane, innovazione in primis, per come sono strutturate sono poco accessibili o interessanti per la micro e la piccola impresa”.
Continua Tamburini: “È fondamentale che la Regione Toscana si interroghi su quale si ritiene debba essere il peso ed il ruolo della piccola impresa nella nostra regione. La difesa di questa risorsa, fondamentale per la vecchia economia ma imprescindibile anche per quella nuova e soprattutto per quella futura, dovrà considerare un pacchetto di interventi finalizzati a rilanciare la competitività e le relative quote di mercato della piccola impresa nella nostra regione.”.
“Per questo motivo – spiega Paolieri – CNA Toscana chiede alla Regione una politica economica orientata a valorizzare il vero patrimonio produttivo della Toscana, le piccole imprese. Il sistema delle micro e piccole imprese, sebbene duramente colpito dalla crisi, rappresenta ancora l’unico presidio e il vero patrimonio del sistema produttivo regionale e ha bisogno degli incentivi pubblici per compiere salti qualitativi e competitivi anche importanti. Non è infatti sufficiente investire su poche grandi imprese per far crescere e sviluppare tutto il sistema economico regionale”.
La Regione Toscana ha deciso di destinare anche le risorse della nuova programmazione dei bandi POR/FESR (Programma operativo regionale per il Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale), le uniche disponibili per il sostegno allo sviluppo economico nei prossimi anni causa le difficoltà della finanza pubblica, a soggetti diversi rispetto al sistema delle piccole imprese e con un iter burocratico più simile alla burocrazia borbonica che ai modelli efficienti del mondo anglo sassone.
CNA Toscana ritiene invece che l’idea giusta sia sostenere le piccole imprese che hanno concrete possibilità di sviluppo, ma mancano, almeno in parte, delle risorse per realizzarlo, anziché finanziare i grandi gruppi, che sono in grado di attuare i loro progetti a prescindere dalle modeste risorse della Regione Toscana.
Per diventare un territorio competitivo e attrattivo è necessario intervenire su tre ambiti: infrastrutture, snellezza ed efficienza dell’amministrazione pubblica e riduzione del carico fiscale.
Lo snellimento e la semplificazione amministrativa potrebbero rappresentare un eccellente volano per liberare la capacità di ripresa delle imprese. Molte semplificazioni sono di competenza del legislatore nazionale, ma tante dipendono anche dalla nostra Regione, che si distingue a livello nazionale per un livello di regolazione amministrativa particolarmente complessa e burocratica. Occorre cambiare da subito ed in maniera radicale, con atti di immediata applicazione.
Anche il carico fiscale dipende in gran parte dalle politiche nazionali, tuttavia anche gli enti locali potrebbero fare molto, riducendo la tassazione per imprese e famiglie attraverso una radicale riorganizzazione della P.A., per renderla più snella, competitiva e sobria. Le imprese in questi anni sono state costrette ad eliminare ogni minima inefficienza, a compiere una importante mutazione tecnologica e organizzativa; occorre che l’amministrazione pubblica faccia lo stesso, perché non possiamo permetterci un’amministrazione così elefantiaca e costosa. Per la ripresa del sistema economico, occorre liberare risorse per gli investimenti delle imprese e per i consumi delle famiglie.
La promozione. È necessario intervenire in maniera radicale sul funzionamento della promozione regionale, in particolare su Toscana Promozione. CNA Toscana chiede che la Regione abbandoni il proprio atteggiamento dirigista e si concentri sugli aspetti legati alla promozione del “sistema Toscana”, per lasciare agli attori privati l’organizzazione e la gestione delle iniziative specifiche e di settore. Questa soluzione riuscirebbe a coniugare l’esigenza di avere una promozione di sistema con la necessità di ottimizzare le risorse da destinare alle missioni operative.
Il Credito. Portare a termine rapidamente il percorso di aggregazione di Artigiancredito Toscano, uno dei maggiori e più solidi consorzi fidi a livello nazionale, con Fidi Toscana al fine di avere una struttura ancora più solida, autorevole e idonea a favorire l’accesso al credito delle MPI.
Politiche per il lavoro e formazione professionale. Valorizzare nella nuova programmazione POR FSE (Programma operativo regionale per il Fondo sociale europeo) gli interventi per titolari, soci e collaboratori d’impresa che vogliano investire in formazione per l’aggiornamento tecnico e professionale e l’introduzione di nuove tecnologie. CNA Toscana, parte sociale componente di Fondartigianato, è a questo fine disponibile a mettere in sinergia le risorse pubbliche con quelle dei fondi interprofessionali.
Costruzioni. La vera sfida della politica regionale sarà dare attuazione alla programmazione e alle norme di recente approvazione; di rilevante importanza sono da questo punto di vista le opportunità legate al PAER (Piano Ambientale ed Energetico Regionale) per le previsioni di investimenti significativi. CNA Toscana propone la costituzione di una cabina di regia che, oltre a monitorare la sua attuazione, ponga l’attenzione alle modalità di realizzazione (bandi, programmazione asse urbano, efficienza energetica in edilizia, ecc.). Allo stesso tempo è fondamentale una rapida approvazione dei regolamenti attuativi della nuova legge regionale sul governo del territorio, L. R. 65/2014; aprire un tavolo su un settore strategico come il lapideo in considerazione del contenuto sia della variante paesaggistica al PIT che della L. R. 35/2015 “Disposizione in materia di cave” per comprendere le azioni da porre in essere per incentivare la filiera produttiva in Toscana.