Non è “il campo dei miracoli di Pinocchio” anche se, agli occhi dei ragazzi della scuola primaria di Montevarchi, sembra che un piccolo miracolo stia accadendo: l’orto seminato a novembre nel giardino dell’istituto sta dando i primi frutti, e i bambini stanno comprendendo l’importanza di seminare qualcosa che, se accudito e curato, cresce e diventa un prodotto buono che poi potranno mangiare.
Nella scuola primaria dell’Istituto Raffaello Magiotti di Montevarchi prende, quindi, quota il progetto Educazione alla Campagna Amica che, fino a giugno, impegnerà gli studenti sul tema della corretta e sana alimentazione. Gli obiettivi del Progetto educazione alimentare, condotto da Coldiretti Arezzo con il supporto del Movimento Donne Impresa, è proprio quello di fornire agli studenti delle scuole primarie informazioni sulla piacevolezza del mangiar sano, attraverso la conoscenza e il recupero dei sapori di un tempo. Ma anche quello di raggiungere le famiglie attraverso gli alunni che, adeguatamente formati, riporteranno le conoscenze acquisite all’interno del loro nucleo familiare.
“I bambini della scuola – spiega in proposito il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi – potranno, con il passare delle settimane, mettere a dimora nuove piantine, in base alla stagionalità dei prodotti e capire che il contatto diretto con la natura e il lavoro manuale esiste ancora. Capiranno anche che, per evitare problemi e patologie legate al cibo, occorre prediligere prodotti disponibili a seconda del normale ciclo naturale, provenienti da aree conosciute, preferibilmente appartenenti ad una dimensione locale”.
Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Arezzo e Toscana, spiega a sua volta: “Vogliamo insegnare a capire – ai ragazzi e alle famiglie - come si riconosce un prodotto sano, cosa vuol dire chilometro zero, cosa vuol dire tracciabilità e stagionalità dei prodotti, e in quale maniera leggere una etichetta. Sono cose importanti che serviranno anche a far conoscere e promuovere la qualità dei prodotti che nascono dal nostro territorio e a recuperare una cultura del gusto”.
Tutto ciò, conclude Marcelli, “potrà anche rafforzare il senso di appartenenza al territorio e far apprezzare il ruolo degli agricoltori e il loro lavoro, grazie a un’esperienza diretta”.
Fonte: Coldiretti Arezzo www.arezzo.coldiretti.it