Corre in Asia l’alimentare italiano

Imprese italiane vanno all’attacco del mercato alimentare asiatico. Dal 2015 cadranno le barriere e l’Asean diverrà un mercato unico formato da dieci Paesi (Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia) in crescita tumultuosa e con 600 milioni di consumatori.

Cento imprese italiane hanno tastato il polso a questi mercati partecipando al Thaifex di Bangkok, il salone internazionale dedicato al food and beverage che si è appena chiuso. Il gruppo italiano è stato, di gran lunga, il più numeroso tra gli espositori stranieri, circa il 10% del totale.

Perché tutto questo interesse? «Questo è uno dei mercati del futuro – esordisce Jilbert Toomassian, ad di Caravella fine food – Non potevamo mancare. E i risultati sono eccellenti. In circa una settimana abbiamo stabilito centinaia di contatti di qualità con tutti i Paesi dell’Asea, ma anche di Cina, Giappone e Corea».

Anche per Giuseppe Sacco, export manager di La Molisana, il bilancio «è estremamente positivo. Numerosi i contatti stabiliti con grandi importatori asiatici che non avremmo potuto avere dal l’Italia: ci siamo comunque dati appuntamento in ottobre, all’Anuga».

L’interesse per i mercati emergenti non è casuale: la presenza del food italiano in Asia è ancora limitata sia per limiti strutturali delle nostre Pmi sia per una cultura alimentare diversa. Tuttavia il lavoro avviato dalla Francia è esemplare: nel vino in Cina controlla il 52% del mercato e l’Italia appena il 6 per cento. L’Italia l’anno scorso ha esportato vino per 4,6 miliardi ma solo il 4,7% è stato consumato in Asia e l’1,3% in Australia.

Tuttavia i mercati asiatici oggi contano poco ma crescono a ritmi vertiginosi: nel 2012 a fronte di una crescita dell’export di food italiano del 7% (a 25 miliardi) i mercati più dinamici sono risultati col +42% a 71 milioni la Thailandia, Corea e India +22%, Giappone e Hong Kong +20%, Cina +18%. Oggi in Asia le potenzialità sono enormi: il primo mercato del Far east è ancora il Giappone verso cui l’anno scorso abbiamo esportato merci per 750 milioni. Pe ril biennio 2013-14 stime autorevoli indicano una crescita del Pil del 5-6% per l’Asean e dell’8% per la Cina.

«La Thailandia può essere un ponte strategico verso l’Asean – interviene Annibale Pancrazio, presidente di Anicav, gli industriali delle conserve – è il mercato più dinamico insieme agli Emirati. Grazie all’alleanza tra Cibus e Anuga è stata realizzata la prima mostra collettiva al Thaifex, ma Federalimentare, Fiere di Parma e Koelnmesse intendono offrire altre fiere nei mercati strategici per la nostra industria alimentare».

«Recentemente siamo entrati in Cina grazie alla catena commerciale Metro China – spiega Gabriele Nobersco, titolare dell’azienda omonima della frutta secca in snack – ma ora vogliamo presidiare l’area indocinese: abbiamo assunto tre export manager dedicati. La frutta secca non conosce crisi e anche nel primo quadrimestre del 2013 cresciamo del 20%».

«L’ultima edizione del Thaifex è stata record – precisa Thomas Rosolia, ad di Koelmesse Italia – abbiamo avuto 1.340 espositori di cui 627 esteri, in crescita del 76%. Anche gli spazi sono aumentati del 15%. Le prospettive? Consolidare la leadership in Asia».

«Siamo presenti – interviene Francesco Lanfredi, export manager del Caseificio Ambrosi – in Cina, nell’area di Shanghai, a Singapore, Corea e Taiwan. Oltre a Russia e, da poco, in Mexico. Vogliamo sondare l’Asean nonostante le difficoltà logistiche e di cultura del cibo ma ci attendiamo più margini. Ora iniziamo col proporre l’esperienza sensoriale ma poi il consumatore vorrà ripeterla a casa propria».

Dai formaggi al caffè, lo stile rimane sempre quello delll’Italian life. «Siamo già in Cina – osserva Nicola Paradiso, presidente di Paradiso trading, distributore del caffè Trombetta e di Sao café – ma vogliamo espanderci anche in questa parte dell’Asia».

Di Emanuele Scarci / IlSole24ore.com

, , , , , , ,

..............

Menu