La ripresina. Nel 2015 si attende un anno nel segno di una timida ripresa dell’economia toscana. «Andrà un po’ meglio di quest’anno ma niente salti di gioia perché si stima un incremento della crescita sotto l’un per cento. Però più vicino all’uno che allo zero. Grazie a due fattori decisivi: la ripresa molto vigorosa dell’economia Usa e del nord America e l’apprezzamento del dollaro», sottolinea Stefano Benvenuti Casini, direttore dell’Irpet, l’istituto regionale per la programmazione economica. «Export buono ma domanda interna che langue, ciò vuol dire che la disoccupazione non rientra. Eppure la Toscana mostra davvero una eccellente capacità di reazione. Ma è ovvio che la risposta ai grandi problemi può essere solo nazionale e meglio ancora europea», sottolinea il presidente della giunta regionale Enrico Rossi.
Voglia di vacanze. Continueranno a volare le esportazioni, si registrerà una debole ripresa dell’edilizia e, a sorpresa, anche il commercio e il turismo potrebbero segnare dati positivi perché il mercato interno tornerà a spendere. «Gli italiani torneranno a fare le vacanze. E’ come se, depressi dalla crisi, abbiano deciso di dire: ora basta, spendiamo almeno su una buona vacanza», spiega Paolo Corchia, presidente regionale degli albergatori di Confcommercio.
Sulla ripresina prevista dall’Irpet concordano in realtà industriali, manager e amministratori pubblici. Anche se non manca la voce contraria, quella di Giovanni Lamioni, presidente della Camera di commercio di Grosseto: «La ripresina? È l’ennesima boutade! A dicembre, in questo Paese, si parla sempre di ripresa, poi da gennaio si materializzano i problemi. In Toscana dal 2008 abbiamo perso 9.000 imprese artigiane, altro che ripresa!».
Tessile in ripresa. Un cauto ottimismo sembra però prevalere. «Concordo con quanto sostiene l’Irpet, l’export va bene, soprattutto per i settori alti delle griffe. Però al bando i facili entusiasmi», osserva Andrea Balleggi, patron dell’Iab, azienda di accessori metallici per borse e calzature di Campi Bisenzio. Da Campi a Prato il passo è breve. Qui incontriamo Andrea Cavicchi, titolare dell’azienda tessile Furpile e presidente degli industriali pratesi, che vede segni di ripresa nel 2015 anche se, avverte, gli scenari internazionali preoccupano.
Anche Cavicchi concorda con il rapporto dell’Irpet: l’export vola, «il tessile registra incrementi anche del dieci per cento», ma le nostre aziende «soffrono di scarsa competitività». Motivo? Il costo di produzione giudicato eccessivo che «rende i guadagni modesti così che ci sono pochi investimenti sull’innovazione». In breve: le aziende esportatrici guadagnano poco e non sono in grado di reinvestire, almeno parte dei guadagni, nella ricerca.
Edilizia, eppur si muove. Infine Maurizio Berrighi, imprenditore edile di Venturina, in provincia di Livorno: «Penso che il 2015 sarà migliore di questi ultimi anni, d’altronde per fare meglio ci vuole ben poco. L’edilizia registra una leggera ripresa ma solo per le costruzioni di qualità con prezzi moderati. Che dall’inizio della crisi hanno subito un decremento del trenta per cento».
Ripresa mercato interno. Anche i settori più legati al mercato interno, come il commercio, si sforzano di cogliere i flebili segni della ripresa. «Vediamo un lieve miglioramento nell’andamento economico del paese. Conseguentemente un incremento dovrà registrarlo anche la Toscana spinta dal turismo. L’estero dovrebbe mantenersi su posizioni importante, gli italiani potrebbero ricominciare a fare ferie anche se limitate. Nel commercio sarà ancora stagnazione. Fino a che il governo non deciderà di puntare sui centri storici», conclude Massimo Biagioni, direttore di Confesercenti.
Di Mario Lancisi da Il Tirreno