Parla toscano il nuovo ‘superfood’ creato dai ricercatori del dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente. Si chiama ‘Amaranta’ e nasce da una selezione di amaranto, lo pseudocereale coltivato nelle regioni andine e centroamericane.
Amaranta è stata messa a punto nelle campagne aretine. E adesso la sua coltivazione si appresta a sbarcare in Maremma, e non solo. “Vogliamo fornire un’alternativa economicamente valida agli agricoltori”, spiega Paolo Casini, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee che ha coordinato la ricerca, la cui prima parte è stata finanziata dall’Ente Cassa di Firenze per 9mila euro.
L’amaranto, spiega il docente, ha costi di produzione simili a quelli del girasole. “Ma il valore sul mercato è dieci volte tanto quello del frumento”, aggiunge. Di qui l’appetibilità per i nostri agricoltori in crisi. Non solo. Sia l’amaranto che la quinoa sono molto richiesti dal mercato. Privi di glutine, hanno un elevato contenuto di calcio, ferro e magnesio e sono molto ricchi di proteine. “Negli ultimi 2-3 anni stiamo assistendo a un boom, perchè questi cereali vanno benissimo per i celiaci e i diabetici, ma anche per i vegetariani e i vegani”, aggiunge Lorenzo Tonini dell’azienda fiorentina Probios, che si occupa della distribuzione di alimenti biologici. Gli studiosi si sono dati appuntamento nell’aula magna della Scuola di Agraria. Con l’occasione è stato distribuito il volume ‘Amaranto: manuale per la coltivazione’, curato da Paolo Casini e Felice La Rocca e sono stati distribuiti anche campioni di semi per incoraggiare gli agricoltori toscani a sperimentare questa nuova promettente coltivazione.
Di Elettra Gullè su LaNazione.it