Piccole start-up green crescono

In aumento gli investimenti nell’innovazione sostenibile.

Dici start-up e pensi, per un luogo comune ancora da sfatare, a digitale, app mobili, imprese nate dal niente con due cervelli e un portatile. Eppure, l’universo dell’innovazione è molto più variegato e riguarda sempre più anche i settori della green economy. Le imprese che offrono servizi e soprattutto tecnologie per la sostenibilità sono altamente attrattive agli occhi degli investitori, anche se per adesso meno numerose delle altre. Per diversi motivi: «Prima di tutto per partire con un’azienda che fa bonifiche ambientali o produce tecnologie per la mobilità o le energie rinnovabili sono necessari grossi investimenti», spiega Federico Zacaglioni, responsabile Sviluppo e scouting di Italeaf, acceleratore di imprese attivo da ottobre scorso, nato all’interno del Gruppo T.E.R.N.I. Research per supportare la creazione d’impresa nei settori della green e circular economy e dell’industria sostenibile. In questo senso, le start-up che nascono più facilmente sono quelle che coniugano ambiente e Ict, come quelle per utilizzare il carpooling o fare correttamente la raccolta differenziata. Ma se invece si tratta di una società che deve mettere a punto una tecnologia, prototiparla, certificarla e brevettarla, il problema del credito diventa centrale: «Queste start-up di solito hanno difficoltà a trovare investimenti». A questo aspetto se ne aggiungono altri due che non facilitano la creazione di imprese in questo settore: «Servono spazi fisici dove fare ricerca e sviluppo, e quindi serve anche un raccordo diretto con il mondo universitario e con l’industria. Inoltre, gli startupper in questo campo raramente sono laureandi e neolaureati: si tratta spesso di ricercatori o persone che hanno già maturato esperienze in aziende e decidono di lavorare poi a un progetto proprio».

Superate però le prime difficoltà, le start-up green attirano su di sé molta attenzione e una buona quota di capitali. Secondo l’ultima Survey del network italiano dei business angel (IBAN ), infatti, il cleantech/green supera gli altri settori per investimenti nel 2012, toccando il 22%, mentre l’ICT si ferma al 19% e sanità e apparecchiature medicali al 18%. Un interesse che, secondo Emil Abirascid, esperto di innovazione e fondatore del network StartupBusiness , deriva dalla cultura manifatturiera italiana: «Gli americani sono concentrati molto su tutto ciò che riguarda i social network, mentre in Europa il filone delle start-up fuori dal web è più forte, e questo anche perché l’industria manifatturiera è molto più interessata a questo tipo di tecnologie». A questo si aggiunge il fatto che, spiega ancora Zacaglioni, «l’Italia è un Paese povero di materie prime. Per questo gli investitori puntano molto su tutto ciò che riguarda il riciclo e il recupero di materia ed energia, tutte attività che possono rendere il nostro Paese sempre più autonomo. Si stima che in Europa, nei prossimi anni, siano possibili investimenti in circular economy pari a 380 miliardi di euro».

Le storie di aziende innovative nel settore green economy sono tante. Solwa, per esempio, è una start-up padovana che ha messo a punto e commercializza un sistema per la potabilizzazione delle acque attraverso una serra solare alimentata a pannelli fotovoltaici, inserito dalle Nazioni Unite nel Programma IDEASS, come una delle “innovazioni per lo sviluppo dell’umanità”. Eugea, spin off dell’università di Bologna, si occupa invece di produrre microrganismi per la lotta biologica, consentendo così di ridurre l’utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche. O, ancora, Green Tales, ospitata nelle strutture Italeaf, sta studiando modi alternativi per il riuso della gomma degli pneumatici, per adesso utilizzata per materassini antishock, campi da calcio in erba sintetica o come componente dell’asfalto stradale. E sempre in Italeaf si trova anche Greenled, che ha messo a punto lampioni a led in grado di resistere anche ad alte temperature, e quindi adatti anche ad altiforni e stabilimenti “a caldo”.

Segno dell’importanza crescente che i settori dell’economia verde e circolare assumeranno nel futuro, è la decisione stessa di un grande gruppo come T.E.R.N.I. Research di creare l’acceleratore Italeaf, che ha sede nel polo della chimica in Umbria, all’interno di un’area di 27 ettari: «Assistiamo gli startupper nella preparazione dei business plan, nella ricerca di credito, e offriamo i nostri spazi e impianti produttivi. Il nostro approccio, infatti, è prettamente industriale: non supportiamo imprese di servizi, ma società che vogliono arrivare alla produzione su larga scala. Solo così anche in Italia può crescere veramente la green economy, creando valore e occupazione», prosegue Zacaglioni. Un approccio molto concreto che è comune anche a molti startupper: «Non c’è la retorica di salvare il mondo dall’inquinamento e da tutti i problemi ambientali. C’è piuttosto l’intenzione di fare qualcosa di innovativo», aggiunge Abirascid.

Di: Veronica Ulivieri / LaStampa.it

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