Tra le camelie della Lucchesia cresce il tè toscano

Signore delle camelie, per tradizione familiare e vocazione personale tanto da aver vinto, da tempo, la sua “scommessa botanica”: coltivare il tè in Italia. La piantagione, molto piccola ma unica nella penisola, si trova in Lucchesia, a Sant’Andrea di Compito, nel comune di Capannori, che con la vicina Pieve è noto anche come il ‘Borgo delle camelie’, festeggiato ogni marzo con una mostra ad hoc, tanti sono gli esemplari, antichi e moderni, di questo arbusto dai bellissimi fiori ma anche pianta da cui si ricava il tè.

L’esperimento è riuscito a Guido Cattolica, agronomo, esperto di camelie secolari, e discendente di Angelo Borrini che col fratello Alessandro, nell’Ottocento a Sant’Andrea, impiantò nel giardino della villa che porta il nome di famiglia una grande collezione di camelie, contribuendo a diffonderle nel Compitese.

Cattolica racconta anche di un risvolto politico. Angelo, a dispetto del suo incarico di oculista personale di Carlo Lodovico di Borbone, duca di Lucca, col fratello a villa Borrini costituì pure un’associazione segreta di tipo carbonaro. E segno di riconoscimento tra i cospiratori, in Lucchesia ma non solo, era portare all’occhiello una camelia bicolore, spesso rosso e bianco, che col verde delle foglie era un perfetto tricolore.

La grande passione dell’avo per le camelie ha contagiato Cattolica che oltre ad occuparsi delle oltre 400 piante di casa, aver riprodotto le antiche cultivar della villa e fatto esperimenti di ibridazioni artificiali, nel 1987 ha deciso di provare a coltivare il tè, impiantando la Camellia sinensis, dizione botanica del tè, nell’Antica chiusa Borrini, altra proprietà di famiglia, dove si trova anche la cappella in cui è sepolto l’antenato. Se le caratteristiche acide di terra e acqua, abbondante, del Compitese sono perfette per le camelie, Cattolica ha poi sviluppato un ecotipo in grado di resistere alle basse temperature. E la piantagione, da sperimentale, è diventata operativa. Quattro gli appezzamenti, per 1.500 metri quadrati complessivi, tre di Camellia sinensis, uno di varietà assamica, per circa 2.500 piante che possono dare fino a 5 raccolti all’anno. Il prodotto finale, è “piccolissimo, cosiddetto di nicchia” spiega Cattolica, 12-15 chili, “che non mi consente di soddisfare” tutte le richieste di questo tè tutto italiano, naturale e fatto a mano. “Lo riservo ai clienti che vengono a trovarvi all’Antica chiusa” e che possono scegliere tra quattro tipologie, quelle “canoniche” a ciascuna delle quali “ho dato un nome. C’è quello verde ‘Polvere di giada’, per il colore che mi ricorda il rapporto che ho con una comunità giapponese che spesso viene nel Compitese per la mostra, il nero ‘Tre tigri’ legato ai racconti che mi ha fatto un maharaja, l’oolong ‘Opale’ e il bianco ‘Saudade’ in onore del lavoro di ricerca e catalogazione di antiche camelie che sto facendo nelle Azzorre, a Sao Miguel”.

Anche quest’anno, come da tradizione per Cattolica, la data della prima raccolta sarà il Primo maggio. Intanto dal prossimo fine settimana e per tutti i weekend di marzo, salvo Pasqua, Antica chiusa e piantagione insieme ai giardini di villa Borrini e delle altre antiche case del ‘Borgo’, e il Camelieto, un parco con oltre mille esemplari, saranno visitabili in occasione della mostra delle ‘Antiche camelie della Lucchesia’.

Fonte: Testo e foto ANSA

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